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Fate bene a scuotere il capo quando mi chiamano poeta. Perché nulla ho di quel filo sottile che lega tutti gli sguardi innocenti sempre in attesa di ancorarsi al sole.
Perché non ho distinto quel brandello di cielo riflesso nell’acqua torbida della pozzanghera della vita.
Perché al mio desiderio di eterno ho lasciato che il tempo rispondesse con la sua transitorietà.
Ed ho permesso all’affilata lama dello spazio di tarpare le ali ai miei slanci quando avevo ansia d’infinito.
Mi sono consegnata da sola al mio triste destino il giorno in cui non ho voluto ascoltare la poesia del silenzio in cui si andava affievolendo l’inquietudine della mia anima desiderosa di una compagnia che se non è amore diventa solitudine.
E’ forse da quel giorno che non piango!
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